Profilo storico istituzionale

 

Libero comune con la facoltà concessa dalla Chiesa nel 1290 di eleggere propri podestà, sin dalla metà del Duecento è governato dai signori Bonifazi. La "Descriptio Marchiae" albornoziana definisce Monte San Martino terra immediate subiecta alla santa Sede, ma nel 1380 appare tra i territori sottoposti al patto tra Rodolfo Da Varano e i sei capitani di ventura, come possedimento legittimo dei Da Varano dal 1378. Comunità devota alla Chiesa, ebbe un forte momento di crescita economica tra il XIV ed il XVI secolo, rispecchiato anche dallo straordinario patrimonio di opere d'arte, ancora oggi apprezzabile.

 

Dopo la devoluzione del ducato di Camerino, tornò libero comune immediate subiecto, continuando a godere di prosperità e privilegi dati dalla fedeltà alla santa Sede.

 

Con l'avvento del regno napoleonico fu comune del dipartimento del Tronto, distretto di Fermo, cantone di Sarnano. All'atto della Restaurazione, fu sottoposto al governatorato di Sarnano, delegazione di Macerata. Con l'Unità d'Italia entrò a far parte della provincia di Macerata.

                      Storia archivistica

 

A seguito di uno scarto abusivo perpetrato nel 1944, il comune di Monte San Martino ha perso tutta la documentazione precedente il 1910, fatta eccezione per un fondo pergamenaceo e le serie delle delibere di consiglio dal 1867 e di quelle di giunta dal 1873. A seguito della soppressione dell'ente, conserva anche la documentazione dell'Ente comunale di assistenza - ECA e quella delle opere pie confluitevi.

 

Il diplomatico comprende attualmente 38 pergamene. Nel 1956 in occasione della visita dell'ispettore Giuseppe Varano le pergamene risultavano 45, datate dal 1358 al 1760, con una notevole discrepanza nel numero e nelle date rispetto ai rilevamenti successivi. Nel 1971, infatti, le pergamene furono censite e inventariate dall'ispettore della Sovrintendenza archivistica Bandino Giacomo Zenobi e risultarono 42, dal 1248 al 1507; Zenobi assegnò a ciascuna pergamena una numerazione progressiva, indicando i pezzi mancanti. Egli diede conto, inoltre, delle pergamene trascritte dall’abate Giuseppe Colucci nelle “Antichità picene”1. Nelle successive visite dell'ispettrice Valeria Cavalcoli, del 1984 e del 1993, le pergamene risultarono 40. Rispetto all’inventario redatto da Zenobi mancavano le pergamene n. 1, 12, 24 e 28, delle quali solo la n. 1 del 1248 è trascritta dal Colucci.

 

  1. G. COLUCCI, Delle Antichità Picene dell’Abate Giuseppe Colucci patrizio camerinese. Fermo, dai Torchi dell’Autore per Giuseppe Agostino Paccaroni. MDCCLXXXVI. Con licenza de’ Superiori” (Ristampa anastatica del Gruppo Editoriale Maroni, Ripatransone 1988, vol. XXVIII).

 

                                                                                                                                           Nota archivistica

 

La descrizione di ogni pergamena è costituita da:

 

  • datazione cronica e topica, rilevata dalla lettura del documento o desunta da un'analisi paleografica laddove il documento fosse privo di protocollo o escatocollo riportante la datatio. Ci si riferisce, in particolar modo, alle pergamene mutile o con danni da acqua tali da non consentire la lettura di parti di testo a causa dell'inchiostro completamente evanidro;

 

  • un regesto narrativo;

 

  • identificazione dei testimoni all’atto e del notaio rogante,

 

  • trascrizione della sottoscrizione del notaio.

 

 

A corredo del regesto si dà una scheda tecnica con indicazione:

 

  • della segnatura;

 

  • delle dimensioni del supporto, espresse in mm;

 

  • dello stato di conservazione del supporto con descrizione dei danni rilevati;

 

  • delle righe di scrittura e dell’eventuale presenza di uno specchio di scrittura.

 

Sono, inoltre, riportate (dove presenti) e trascritte le note di cancelleria e le note archivistiche rilevate sul supporto.